venerdì 26 febbraio 2010

FONTI RINNOVABILI: IL CONTRIBUTO SUL FABBISOGNO ENERGETICO


Italia, Paese del Sole... ma quanto ci rende, il Sole, in termini energetici? E il vento?
Le fonti rinnovabili sono spesso invocate come panacea del malessere energetico italiano, una risorsa inesauribile e in crescita continua. A quanto ammonta oggi il contributo delle fonti rinnovabili sul fabbisogno elettrico italiano?

Cominciamo con le buone notizie: nel 2009 in Italia è aumentata la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, con un incremento del 13% rispetto al 2008. Si è passati da 58,16 TWh registrati a fine 2008 a circa 61 TWh a fine 2009: l’energia prodotta da fonti rinnovabili copre un quinto del fabbisogno nazionale.

Il fotovoltaico è il settore che è cresciuto di più: da 193 GWh a circa 1.000 GWh del 2009, con un incremento di oltre il 400%. Il settore eolico è passato da 4.861 GWh del 2008 a circa 6.600 GWh dell’anno scorso, con un aumento del 35%. Anche le biomasse crescono del 10%, e il vecchio idroelettrico passa da 41.623 GWh a circa 47.000 GWh, il 13% in più.
La produzione da fonti rinnovabili ha coperto nel 2009 circa il 20% del consumo interno lordo di energia elettrica del nostro Paese, rispetto al 16,5% del 2008.

Cifre che fanno sorridere e che ci avvicinano al raggiungimento degli obiettivi fissati dai trattati internazionali.

E ora qualche considerazione amara: a quanto ammontano, in termini assoluti, i contributi delle singole fonti rinnovabili?
Il fotovoltaico produce intorno allo 0,3% del fabbisogno nazionale, eolico e biomasse poco più del 2%. L'idroelettrico, prossimo alla massima produttività, compone tuttora quasi il 77% del totale dell'energia rinnovabile, quasi il 15% sul totale del fabbisogno nazionale.

L'autosufficienza rinnovabile, nonostante la crescita, pare ancora lontana.

Link: Relazione annuale 2009 dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas

mercoledì 24 febbraio 2010

SCORIE NUCLEARI IN UN PALMO DI MANO


Le scorie nucleari: il grande timore degli italiani, spauracchio del ritorno all’energia dell’atomo. Che fine fanno? Come risolvere il problema dello stoccaggio? Quante se ne producono?

In un post precedente abbiamo affrontato l’argomento dello stoccaggio dei rifiuti nucleari, portando ad esempio il caso della Svezia.
Cerchiamo ora di capire a quale volume ammontano queste scorie radioattive prodotte annualmente dalle centrali.

Un impianto nucleare da 1000 MWe produce annualmente 25-30 tonnellate di scorie ad alto livello vetrificate, per un volume di circa 3 metri cubi.

Per essere ancora più precisi, un francese, che consuma energia elettrica praticamente solo da fonte nucleare, produce ogni anno 3000 kg di rifiuti di ogni tipo, che comprendono 100 kg di rifiuti tossici (chimici, metalli pesanti non degradabili, etc.), che includono 1 kg di rifiuti nucleari, dei quali solo 50 grammi sono i rifiuti radioattivi pericolosi a lunga vita (oltre 30 anni).
In 70 anni di vita, insomma, un francese produce una quantità di rifiuti nucleari pericolosi del volume di una sfera grande come il palmo di una mano.

Link: Le scorie nucleari e la radio tossicità, tesi pubblicata dall’Università di Pisa

SCORIE NUCLEARI: PRESTO LE LINEE GUIDA DELL'UE

La Commissione europea è al lavoro per la redazione di nuove regole per l’eliminazione delle scorie nucleari, che saranno probabilmente presentate entro la fine dell’anno in corso.
”La gestione delle scorie nucleari è un’area importante" ha dichiarato Marlene Holzner, portavoce del commissario Ue all’energia Gunther Oettingerche, "che ha bisogno di essere affrontata sia dall’industria che dai governi nazionali”.

L’Unione europea metterà dunque a punto una "cornice comune" per la definizione a livello nazionale dei programmi di gestione delle scorie, ma le proposte non influiranno minimamente sul mix nucleare di ciascun paese che è di competenza dei governi nazionali.

martedì 23 febbraio 2010

I NUMERI DEL NUCLEARE IN EUROPA

Pubblichiamo la mappa degli impianti nucleari attivi in Europa con potenza superiore a 1000 MW.






















Questi i dati aggiornati al 2008 relativi al numero di centrali, all'energia prodotta e al contributo al fabbisogno nazionale in ogni Paese.

venerdì 19 febbraio 2010

NUCLEARE È BELLO IN FINLANDIA

Cresce la fiducia dei finlandesi verso il nucleare: l'energia dell'atomo, che produce il 27% della corrente elettrica nazionale, riscuote più successo ora che negli anni '80, mentre è ancora in costruzione la quinta centrale del paese: Olkiluoto 3.
I favorevoli al nucleare sono passati dal 24% del 1982 al 48% del 2010 secondo i dati raccolti dal TNS Gallup Oy, società statistica finlandese.
I dati riportano inoltre la più alta percentuale registrata di favorevoli tra i giovani (30%) e tra gli ambientalisti (21%).

Link: Finns more positive towards nuclear

giovedì 18 febbraio 2010

CENTRALI EOLICHE: UNA BELLEZZA MODERNA

Pale di metallo che deturpano il paesaggio? No, è "una bellezza moderna". Lo sostiene Legambiente nell'ambito di "Il vento fa bene all'Italia", un convegno nel corso del quale oltre alle parole si è cercato di far parlare le immagini con il contributo di "Smisurati giganti?", volume fotografico realizzato per documentare la modernità dell'eolico nel paesaggio italiano.

Le grandi pale eoliche possono diventare un simbolo della modernità e del progresso, ma allo stesso tempo costituirsi come elementi integrati del paesaggio.
Una sfida ardua e importante in un Paese come l'Italia, stretta tra la sindrome del "non nel mio cortile", lo scetticismo nei confronti del progresso corruttore e la necessità di accogliere i trattati internazionali per la riduzione delle emissioni di Co2.

mercoledì 17 febbraio 2010

SVILUPPO? NON NEL MIO CORTILE


Italia, patria mondiale dei NIMBYs (i sostenitori del Not In My Back Yard): è quanto emerge dal rapporto del Nimby Forum "Cantiere Italia. Quando lo sviluppo e' una corsa a ostacoli" presentato oggi a Roma nel V convegno nazionale.
Sono ben 283 gli impianti contestati nel 2009 e quindi fermi al palo: termovalorizzatori, discariche, impianti per la produzione di energia, rigassificatori, infrastrutture viarie o ferroviarie. E adesso anche impianti energetici a fonti rinnovabili.

Non solo le centrali nucleari, dunque, anche le opere che producono energie pulite. Sono aumentati i casi di opposizione alle centrali a biomasse (70 nel 2009 contro le 52 del 2008) e agli impianti eolici (20 contro i 5 dell'anno precedente) e, per la prima volta dall'inizio della ricerca (nata nel 2004), si sono rilevate opposizioni a parchi fotovoltaici (3 in totale), segno che gli impianti a fonte rinnovabile risultano essere oggetto di un consenso di forma piu' che di sostanza. In particolare, i 133 impianti per la produzione di energia elettrica (centrali termoelettriche, parchi eolici, impianti a biomasse, centrali idroelettriche, impianti fotovoltaici, ecc.) catalizzano le proteste con un'incidenza del 47% sul totale delle opere.

Nelle posizioni immediatamente successive i 41 termovalorizzatori (14,5%) e i 38 impianti per il trattamento dei rifiuti (13,4%).

GLI USA RILANCIANO L'ENERGIA NUCLEARE

"Il nucleare rimane la maggiore fonte energetica che non produce emissioni inquinanti. Per cui per raggiungere i nostri crescenti bisogni energetici e prevenire le peggiori conseguenze del cambiamento climatico dobbiamo aumentare il ricorso all'atomo". La green economy di Barack Obama punta su nuove centrali nucleari, le prime ad essere costruite negli USA dopo 30 anni.

Il presidente americano ha annunciato un investimento del nucleare di otto miliardi di dollari (circa sei miliardi di euro), ma "è solo l'inizio", assicura, visto che triplicherà questa cifra.

"Su un tema come l'energia, che condiziona la nostra economia, la nostra sicurezza e il futuro del nostro paese - ha continuato Obama - basta con lo stesso vecchio dibattito di sempre tra destra e sinistra, tra ambientalisti e imprenditori".

Il suo piano creerà 700mila posti di lavoro e ridurrà la dipendenza Usa dal petrolio straniero. L'opzione nucleare, sottolinea ancora, è anche la soluzione migliore per "prevenire il cambiamento climatico. Una centrale atomica a parità di energia prodotta, in un anno, è capace di ridurre l'inquinamento che viene di 16 milioni di tonnellate di carbone. Praticamente è come togliere dalla strada 3,5 milioni di macchine".

Link: Pushing Nuclear Power, dal Baltimore Sun

martedì 16 febbraio 2010

Carissime fonti rinnovabili...

Rinnovabili, ma non sostenibili. Economicamente, si intende.
Il costo totale dell'incentivazione per le fonti rinnovabili è valutabile in due miliardi di euro nel 2009, tre miliardi nel 2010, cinque miliardi l'anno entro il 2015 e circa sette miliardi l'anno nel 2020: lo ha sottolineato l'Authority per l'energia nella sua relazione al parlamento.

''Rischiano di emergere", ha continuato Alessandro Ortis, alla guida dell'Autorità, " evidenti problemi di sostenibilità economica degli attuali meccanismi di incentivazione posti a carico dei consumatori; ciò suggerisce una necessaria rivisitazione dal complesso degli stessi meccanismi''.

Ovvero, rivedere e modificare il sistema di incentivazione per le rinnovabili.

Per quanto riguarda il fotovoltaico, in particolare, se l'attuale livello di incentivazione venisse mantenuto negli anni successivi al 2010, per incentivare ad esempio ulteriori 7000 MW l'esborso salirebbe a regime a 5 miliardi di euro all'anno, per complessivi 100 miliardi di euro in venti anni. Anche tenendo conto dell'ipotesi che vengano estesi gli attuali incentivi, mantenendo le stesse caratteristiche, ma con livelli di incentivo decrescenti fino a ridursi al 50% per gli impianti che entrino in esercizio nel 2020, ci si attende che la spesa per la produzione fotovoltaica si assesterà comunque a più 3,5 miliardi di euro all'anno.

Link: Energia: Authority, costo incentivi rinnovabili potrebbe superare 3 miliardi nel 2010

venerdì 12 febbraio 2010

TRIPLICATE LE MATRICOLE IN INGEGNERIA NUCLEARE

L'annuncio del governo, nel 2009, di riaprire il dossier nucleare ha avuto un effetto incoraggiante sui giovani e sul mondo accademico: le matricole delle cinque facoltà di ingegneria energetica e nucleare in Italia hanno triplicato il proprio numero. Lo riporta Italia Oggi di venerdì 12 febbraio.
15 iscritti a Bologna nel 2001 e 155 nel 2009; 68 al politecnico di Torino contro i 27 del 2003; 98 al politecnico di Milano contro i 59 del 2005.
È uno dei molti risvolti del ritorno al nucleare italiano: la creazione di posti di lavoro qualificato, specialistico e ad elevato valore aggiunto.

INDIPENDENZA SOLARE

Ecco come apparirebbero gli USA se tutta la loro elettricità fosse prodotta col fotovoltaico. Una vignetta pubblicata dal blog Alternative Energy by Honors 203.

giovedì 11 febbraio 2010

RAGIONI E REGIONI

Nucleare sì, ma non in casa mia. Nei Paesi anglosassoni questo atteggiamento lo chiamano NYMBY, un acronimo per "Not In My Back Yard", "non nel mio cortile".

All'indomani dell'approvazione del decreto per l'individuazione dei siti per la costruzione degli impianti, nessuno si dice disposto ad accogliere in casa una centrale nucleare. Nemmeno chi, per convinzione o fedeltà politica, è favorevole al ritorno dell’atomo. Come il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Zaia, candidato presidente in Veneto, e il presidente ricandidato lombardo Formigoni.

Zaia e Formigoni non sono soli nel nutrito elenco di coloro che, in prossimità delle elezioni regionali, fanno proprie posizioni anti-nucleariste. Come Rocco Palese, il candidato del centro-destra in Puglia, che va a far compagnia a Vendola.

Da un'indagine di Legambiente, alla domanda sulla “una centrale nella mia Regione sì o no?” rivolta ai candidati alle prossime elezioni regionali, hanno già risposto negativamente ben 23 candidati di tutti gli schieramenti politici, dalla Lega al Pd, passando per l’Udc e il Pdl. Nove candidati ancora non si esprimono e solo sei dicono chiaramente di appoggiare l’opzione atomica, anche se fra questi si annovera il sì del presidente Formigoni d’accordo a costruire centrali ma non nella sua Regione.

Il fervore antinuclearista dei candidati, indipendentemente dal loro orientamento politico, avrà comunque vita breve: alla chiusura delle urne torneranno a manifestare tranquillamente i loro orientamenti, che terranno conto, stavolta, dei finanziamenti previsti a favore delle realtà locali, più che di un dissenso tutto da dimostrare.

IRAN: PRODOTTO IL PRIMO URANIO ARRICCHITO AL 20%

L'Iran completa il primo 'pacchetto' di uranio arricchito al 20% nel sito di Natanz. Lo ha reso noto il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, catalizzando l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale e suscitando reazioni contrastanti.

'L'Iran ha le capacita' di arricchire l'uranio anche oltre il 20%, ma non lo fara'', ha aggiunto Ahmadinejad.

L'arricchimento dell'uranio è un processo indispensabile per la produzione di energia e armi nucleari. In particolare, l'uranio fissile presente nelle armi nucleari è abitualmente arricchito all'85% o più.

Link: Ahmadinejad: uranio arricchito al 20%

mercoledì 10 febbraio 2010

AFFARI AL VENTO

Pubblico questo servizio realizzato dalla trasmissione EXIT, in onda su LA7 nel febbraio del 2009.

APPROVATO IL DECRETO PER IL RITORNO AL NUCLEARE

Il decreto legislativo sui criteri per la localizzazione dei siti nucleari è stato approvato dal Consiglio dei Ministri: le centrali si faranno, torna il nucleare in Italia dopo un esilio più che ventennale.
I lavori per la costruzione degli impianti cominceranno nel 2013, la messa in funzione nel 2020, ha dichiarato il Ministro Scajola.

Cinque i punti all'interno del decreto:
  • i criteri generali per l'idoneità dei territori ad ospitare un impianto. Le imprese interessate indicheranno i siti, che dovranno rispettare le caratteristiche previste;
  • il processo si basa sulla "autorizzazione unica" per la realizzazione e l'esercizio di ogni singolo impianto, e prevede il coinvolgimento delle Regioni interessate;
  • la partecipazione delle Regioni, degli enti locali e delle popolazioni, anche attraverso consultazioni, sulle procedure autorizzative, sulla realizzazione, sull'esercizio e sulla disattivazione degli impianti nucleari, così come sulle misure di protezione sanitaria dei lavoratori e della popolazione e la salvaguardia dell'ambiente;
  • i benefici economici per le popolazioni, le imprese e gli enti locali dei territori interessati dalla realizzazione di impianti nucleari: in pratica, una riduzione della spesa energetica dei consumatori finali del territorio interessato, della TARSU, dell'addizionale IRPEF, dell'IRPEG e dell'ICI;
  • i costi relativi allo smantellamento degli impianti a termine esercizio sono a carico degli stessi operatori, mentre lo smantellamento è affidato a SOGIN. Verrà anche creato un deposito nazionale realizzato in un più ampio Parco tecnologico che conterrà anche un centro di ricerca sul trattamento delle scorie nucleari.

Resta aperta almeno una questione cruciale: la reazione delle Regioni. Anche se il governo ha già impugnato le tre leggi regionali contro il nucleare di Campania, Puglia e Basilicata, e benché il decreto preveda un ruolo forte delle regioni nei processi di realizzazione degli impianti, la contingenza con le elezioni regionali e la conseguente strumentalizzazione della questione nucleare in campagna elettorale saranno nodi da sciogliere al più presto.

Link: il comunicato stampa del Ministero dello Sviluppo Economico

martedì 9 febbraio 2010

IL NUCLEARE NEL REGNO UNITO

Pubblico questo servizio realizzato da Euronews sul ritorno del nucleare nel Regno Unito.

SITI DELLE CENTRALI: DOMANI LO SCHEMA DI DECRETO AL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Torna domani in Consiglio dei ministri lo schema di decreto che individua i parametri tecnico-ambientali per le future centrali nucleari, e il ministro dello Sviluppo economico Scajola assicura che dopo l'ok di mercoledì i percorsi autorizzativi si completeranno nell'arco di due anni.

Entro 60 giorni dall'entrata in vigore del decreto legislativo stesso verranno definite le caratteristiche ambientali e tecniche per la scelta dei siti.

Quelle ambientali terranno in considerazione "popolazione e fattori socio-economici, qualità dell'aria, risorse idriche, fattori climatici, suolo e geologia, valore paesaggistico, valore architettonico-storico, accessibilità".

Quelle tecniche riguarderanno invece la "sismo-tettonica, distanza da aree abitate, geotecnica, disponibilità di adeguate risorse per il sistema di raffreddamento della tipologia di impianti ammessa, strategicità dell'area per il sistema energetico e caratteristiche della rete elettrica, rischi potenziali indotti da attività umane nel territorio circostante".

Link: Attuazione dell’articolo 25 della legge 23 luglio 2009, n. 99 in materia nucleare

IL NUCLEARE NEL MONDO? IN PIENA SALUTE!

Finanziamenti statali triplicati negli Stati Uniti e un accordo già siglato dagli Emirati Arabi per la costruzione di quattro centrali sul prorpio territorio.
Ovvero, il Paese più potente del mondo e un altro tra i più ricchi di petrolio scelgono di scommettere sul nucleare.

La notizia è riportata dal settimanale britannico The Economist.
In particolare, il presidente Obama si è impegnato a costruire una "nuova generazione di centrali nucleari pulite e sicure", e l'ha fatto portando i prestiti per la costruzione degli impianti a 54 miliardi di dollari.

Gli Emirati, fra i maggiori produttori ed esportatori di petrolio al mondo, si sono rivolti ad un consorzio di aziende sud-koreane capitanate dalla Korean Electric Power Corporation (KEPKO), monopolio a partecipazione statale, per la costruzione di quattro centrali , la loro gestione e l'approvvigionamento del carburante. Costo del pacchetto all-inclusive: 40 miliardi di dollari.

Chi aveva detto che il nucleare è in crisi?

lunedì 8 febbraio 2010

FUOCO NUCLEARE

Pubblico questa vignetta e rimando all'articolo "Fuoco Nucleare" (espressione usata da Antonio Zichichi per definire l'energia nucleare), dal sito www.climatemonitor.it.

NUCLEARE E REGIONI

“Tre Regioni italiane hanno già approvato leggi che impediscono di costruire centrali nucleari sul loro territorio, e il governo ha incassato anche il parere negativo delle della Conferenza Stato-Regioni sul decreto legislativo per l’individuazione dei siti. Le centrali si faranno?”

Il consiglio dei Ministri ha già deciso di impugnare davanti alla Corte Costituzionale le leggi regionali di Puglia, Basilicata e Campania. Le tre leggi infatti intervengono autonomamente in una materia concorrente con lo Stato: produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica. Secondo la Costituzione italiana (art. 117 comma 2), inoltre, lo Stato ha competenza esclusiva in materia di tutela dell'ambiente, sicurezza interna e concorrenza.
Per quanto riguarda il parere negativo della Conferenza Stato-Regioni, come scritto nel post “il nucleare e l’atteggiamento delle Regioni”, il decreto legislativo è stato sottoposto, secondo quanto previsto dalla Costituzione, all’intesa della Conferenza delle Regioni, che anziché esprimere il parere richiesto (che avrebbe potuto essere favorevole o contrario, ma che comunque avrebbe dovuto essere motivato), si è semplicemente rifiutata di farlo, preferendo diramare un comunicato stampa di contrarietà. In ogni caso il parere della Conferenza non è vincolante e non determina alcuna battuta di arresto nell’iter autorizzativo dei nuovi impianti nucleari.

COME FUNZIONA UN REATTORE AD ACQUA PRESSURIZZATA

Pubblico un'animazione virtuale realizzata dall'Areva sul funzionamento degli impianti nucleari EPR, i reattori nucleari europei ad acqua pressurizzata, gli stessi che verranno costruiti in Italia. L'animazione è in lingua inglese.

lunedì 1 febbraio 2010

Ricevo e pubblico: "IL NUCLEARE E L’ATTEGGIAMENTO DELLE REGIONI"

L’atteggiamento a corrente alternata delle Regioni sul nuovo programma nucleare nazionale risente, con ogni evidenza, del clima elettorale nel quale siamo già entrati in prossimità delle elezioni regionali del 27 marzo.

Nel dubbio che la popolazione italiana possa non essere favorevole all’insediamento di impianti nucleari nel territorio di appartenenza , è stato aperto - a fini esclusivamente elettorali - un nutrito fuoco di sbarramento elettorale che vede coinvolte tutte le regioni italiane tranne tre (Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia).

Questa apparente sollevazione ha avuto tre momenti che sono determinanti per capire quale sia il suo reale significato.

In primo luogo, subito dopo l’approvazione della legge n. 99/2009 (23 luglio 2009) - che delega il governo ad emanare, tra l’altro, i criteri di localizzazione e autorizzazione dei nuovi impianti - ben 11 regioni hanno presentato ricorso alla Corte Costituzionale contro il provvedimento, sostenendo che l’iter previsto scavalca di fatto il potere decisionale delle regioni, in violazione del nuovo testo del titolo quinto della Costituzione, che attribuisce in materia “poteri concorrenti” a Stato e Regioni. A detta di quasi tutti i costituzionalisti, questo ricorso sarà probabilmente respinto, dal momento che in effetti la legge 99/2009 non viola alcunché, in quanto non fissa affatto l’iter di localizzazione e autorizzazione, ma ne indica i principi fondamentali, da esplicitare in un successivo decreto legislativo di iniziativa governativa. È quindi evidente che l’iniziativa ha avuto esclusivamente carattere “politico”. A riprova di ciò, occorre ricordare che la stragrande maggioranza delle regioni che hanno presentato il ricorso è governata da coalizioni di centrosinistra (mi sembra che faccia eccezione il solo Molise).

In secondo luogo, il decreto legislativo sulla localizzazione e l’autorizzazione degli impianti approvato dal Consiglio dei Ministeri lo scorso 22 dicembre (e attualmente all’esame delle competenti commissioni parlamentari) affronta correttamente il problema, prevedendo il pieno coinvolgimento in sede decisionale delle regioni. Il decreto prevede in particolare che la scelta di un sito deve avere l’intesa preventiva della Conferenza delle Regioni e della Regione interessata. Nel decreto si stabilisce (nel solco di quanto previsto dal titolo quinto della Costituzione) che in caso di mancanza dell’intesa è istituito un comitato interistituzionale comprendente i rappresentanti del governo centrale e delle Regioni, che deve a sua volta esprimere l’intesa. Solo nel caso manchi ancora l’intesa, la decisione è demandata (come previsto dalla Costituzione) all’esercizio dei poteri sostitutivi da parte dello stato, che sono esercitati al massimo livello (Consiglio dei Ministri, Presidente della Repubblica), con la partecipazione (ancora) della Regione interessata. La ragione della scelta di prevedere i poteri sostitutivi - perfettamente in linea con il dettato della costituzione - è che la carta costituzionale non riconosce alla regione il diritto di impedire la realizzazione di un’infrastruttura di pubblica utilità e di interesse nazionale, come un’autostrada, una ferrovia, un aeroporto o una grande centrale elettrica, di qualsiasi tipo. Ebbene, nonostante la presentazione del decreto abbia sgombrato il campo da ogni dubbio, le 11 regioni ricorrenti non hanno ancora ritirato il ricorso presentato.

In terzo luogo, lo stesso decreto legislativo del 22 dicembre, nel suo iter, è stato sottoposto, secondo quanto previsto dalla Costituzione, all’intesa della Conferenza delle Regioni, che la settimana scorsa, anziché esprimere il parere richiesto (che avrebbe potuto essere favorevole o contrario, ma che comunque avrebbe dovuto essere motivato), si è semplicemente rifiutata di farlo, preferendo diramare un comunicato stampa di contrarietà (ma non un parere formale) che è stato sottoscritto, stavolta, da quasi tutte le regioni (tranne tre). È evidente che con tale atto la Conferenza delle Regioni ha evitato di esprimere un parere elettoralmente scomodo, preferendo lo strumento del “comunicato stampa”, certamente più adatto alle finalità elettorali. La stessa crescita del numero delle regioni “dissenzienti” testimonia la sensibilità alle problematiche elettorali.

La mancanzaa del parere della Conferenza delle Regioni non determina alcuna battuta di arresto nell’iter autorizzativo dei nuovi impianti nucleari. Il parere delle Regioni (anche se negativo o non espresso) non è infatti vincolante per l’approvazione definitiva del decreto legislativo. L’accaduto rappresenta invece una evidentissima abdicazione delle amministrazioni regionali al loro mandato costituzionale, sul modello dell’atteggiamento poco responsabile che in passato hanno portato l’Italia ad uscire dal nucleare e più recentemente ad impedire per diverse volte la realizzazione del deposito nazionale per i materiali radioattivi.

È mia opinione che sarà sufficiente attendere la chiusura delle urne perché le Regioni possano tornare a manifestare tranquillamente i loro orientamenti, che terranno conto, stavolta, dei finanziamenti previsti a favore delle realtà locali, più che di un dissenso tutto da dimostrare. A tale proposito, occorre ricordare che il cauto atteggiamento delle regioni è scarsamente giustificato, dato che il presente governo ha vinto la consultazione elettorale ponendo il nucleare all’interno del suo programma e che tutti i sondaggi di opinione condotti nell’ultimo biennio in Italia evidenziano che la maggioranza degli italiani è favorevole all’energia nucleare (in media, 54% a favore, 38% contro).

Nel frattempo, se qualcuno – come ha fatto Vendola – preferisce evocare i carri armati, è libero di farlo (a scapito della sua credibilità). Non saranno necessari.

I SITI CANDIDATI: ENTI LOCALI E GOVERNO A CONFRONTO

"Uno dei siti più probabili per la costruzione delle nuove centrali è Montalto di Castro, dove fino al 1987 era già attivo un'altro impianto nucleare. Il sindaco ha già dichiarato una centrale azzererebbe le attrattive turistiche sul litorale, e che il paese ospita già il più grande impianto fotovoltaico d'Italia. Insomma, questa centrale Montalto non la vuole. Perché si dovrebbe procedere contro la volontà degli abitanti dei siti interessati?”

Per rispondere a questa domande rimando all’intervista rilasciata dal Ministro per lo sviluppo economico Scajola all’Unità, il 31 gennaio 2010, evidenziandone i punti salienti.
Per quanto riguarda il sito di Montalto, il Ministro ha ribadito che non c’è ancora alcun luogo individuato per la costruzione delle nuove centrali.
L’iter autorizzativo per la costruzione delle centrali, in ogni caso, prevederà la partecipazione degli enti locali dei siti interessati. La Conferenza Stato-Regioni infatti parteciperà alla definizione dei criteri che dovranno avere i territori per poter ospitare una centrale. Poi, quando le imprese chiederanno le autorizzazioni, le Regioni saranno coinvolte nel processo autorizzativo. Presso i territori che abbiano un sito idoneo per la realizzazione di un impianto nucleare, infine, sarà istituito un “Comitato di confronto e trasparenza”, che garantirà alla popolazione l’informazione, il monitoraggio ed il confronto pubblico sulle procedure autorizzative, sulla realizzazione, sull’esercizio e sulla disattivazione degli impianti nucleari.

Link: Attuazione dell’articolo 25 della legge 23 luglio 2009, n. 99 in materia nucleare