venerdì 30 ottobre 2009

La percezione della tecnologia: il caso dell’energia nucleare (dicembre 2005)

Pubblico un riassunto di un interessante intervento prodotto per la rivista Athenet dell’Università di Pisa da Walter Ambrosini, Giuseppe Forasassi, Marino Mazzini, Francesco Oriolo, Giuseppe Pilone.
Nell’intervento, oltre a spiegare i livelli di sicurezza e gli standard adottati nell’utilizzo di centrali nucleari, viene evidenziata “la percezione che l’opinione pubblica ha del ruolo della tecnologia nella vita quotidiana”. Il concetto che trovo particolarmente stimolante per una analisi è: vogliamo una tecnologia che ci aiuti a vivere al 100% le nostre possibilità, che ci aiuti in tutte le fasi della giornata ma non vogliamo avere i rischi, non vogliamo sforzarci di capire come questa tecnologia si generi. Infatti si legge “Ormai si è disposti soltanto ad accettare i vantaggi provenienti dalla tecnologia, dati per acquisiti, rifiutando di pagare per essi la benché minima contropartita”.
Consiglio la lettura del documento chiudendo il post e affermando che probabilmente siamo viziati dalla poca conoscenza. Abbiamo bisogno di sapere, di trasparenza, di conoscenza.
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mercoledì 28 ottobre 2009

Rapporto Italia 2009 (Eurispes)

Pubblico un interressante passaggio del Rapporto Italia 2009 (Eurispes)

Una tendenza che già nel Rapporto Italia 2008, l’Eurispes aveva messo in luce, attraverso le pagine del sondaggio dedicate alla sensibilità e al grado di conoscenza dei cittadini rispetto ai grandi temi relativi alla tutela della salute del pianeta. Quella tracciata dai dati è stata una preoccupante condizione di disinformazione. Infatti, coloro i quali si considerano informati sulle emergenze che riguardano l’ambiente raggiungono una percentuale complessiva pari a solo il 54,5% (“abbastanza” 43,1% e “molto” 11,4%). Al contrario, la percentuale di quanti non si sentono adeguatamente informati si attesta al 43,7% (poco 36,9% e per niente 6,8%).

In questo Rapporto (...) si è voluta verificare la propensione degli italiani verso il possibile ricorso al nucleare come fonte energetica.

Con uno scarto di 7,4 punti percentuali rispetto ai favorevoli, gli italiani bocciano il ricorso al nucleare come fonte di energia. Sebbene con motivazioni differenti, affermano di essere contrari alla attivazione di centrali sul nostro territorio il 45,7% dei cittadini, a fronte del 38,3% dei favorevoli.
In particolare, le motivazioni di quanti si oppongono al nucleare sono il non ritenere questa una soluzione rapida per risolvere i problemi connessi all’energia (18,4%) e il timore dei rischi che una tale scelta comporterebbe (27,3%).
Tra i favorevoli, invece, gli orientamenti si dividono tra quanti ritengono che il nucleare è una buona soluzione per porre rimedio alla crisi energetica (30,1%) e tra una parte minoritaria di coloro che pongono come unica condizione la locazione delle centrali in luoghi distanti dalla zona in cui abitano (8,2%). Non mancano infine alcuni cittadini che dichiarano di essere indifferenti nei confronti della questione (4,2%).

Il 71,5% dei cittadini che si dichiarano di sinistra sono contari al nucleare a causa dei rischi che comporta (47,3%) e perchè credono che esso non risolva rapidamente i problemi (24,2%). Seguono gli appartenenti al centro sinistra, contrari complessivamente nel 55,6% dei casi e che segnalano con percentuali elevate i rischi (32,6%) e la non immediatezza dei risultati (23%). Il campione si spacca per quanto riguarda gli elettori di centro che si dicono favorevoli nel 41,6% dei casi e in egual misura contrari (41,7%). Nel centro destra (65,9%) e a destra (55,4%) sono più numerosi i favorevoli, che ritengono il nucleare una buona soluzione per risolvere la crisi energetica (rispettivamente 51% e 50%) o che pongono come unica condizione che le centrali siano installate lontano dai loro luoghi di residenza (rispettivamente il 14,9% e il 5,4%).

L’istallazione di centrali nucleari sul territorio vede soprattutto contrari i residenti nell’area del Nord-Ovest (49,5%), nel Meridione (47,9%), nelle regioni centrali (47,2%) e nel Nord-Est (45,7%). Si distacca in maniera netta la percentuale di contrari rilevata nelle Isole (33,1%). Pertanto, tra coloro i quali si dichiarano favorevoli al nucleare, si distingue in maniera decisa il dato riferito alle Isole dove si registra la più alta percentuale, il 50%, fra quelle riferite alle altre aree geografiche. Segue il Nord-Est con il 42,5%, le regioni centrali con il 40,2%, il Sud con il 33,5% e infine il Nord-Ovest con il 31,7%.

Si schierano contro il ricorso al nucleare come fonte di energia soprattutto i giovani dai 25 ai 34 anni (50,3%), così come coloro che hanno un’età compresa tra i 35 e i 44 anni (49,8%). Il 45,2% dei giovani dai 18 ai 24 anni e il 44,6% dei 45-64enni fanno comunque registrare percentuali elevate tra i contrari. Quest’ultima fascia d’età, d’altro canto, è quella che è maggiormente rappresentata tra coloro che invece si dichiarano a favore del nucleare (41,7%).

Le emergenze ambientali. Sono state, inoltre, indagate altre problematiche inerenti i temi delle emergenze e della salvaguardia dell’ambiente come il riscaldamento globale, la gestione dei rifiuti e la raccolta differenziata, la questione energetica, ma anche il grado con cui i cittadini sono disposti ad apportare un contributo positivo per migliorare la qualità dell’ambiente. La gestione dei rifiuti, secondo il 30,8% degli italiani, rappresenta attualmente l’emergenza ambientale sulla quale occorre maggiormente intervenire. Anche l’effetto serra e il riscaldamento del pianeta sembrano preoccupare molto i cittadini (24,8%), insieme all’inquinamento atmosferico (19,9%) e alla questione energetica (16,4%). Il dissesto idrogeologico viene invece considerato una problematica del tutto marginale (5,3%). Irrisoria, infine, la percentuale di quanti ritengono che non sussistano problemi ambientali gravi (0,9%).

La verità si ritrova sempre nella semplicità, mai nella confusione. Isaac Newton

Attualmente oltre il 50% dell’energia utilizzata al mondo viene ricavata dall’impiego di petrolio e gas. I Paesi industrializzati dipendono nelle importazioni da un numero ristretto di fornitori
In Italia la situazione è preoccupante a causa delle infrastrutture inadeguate, insufficienti investimenti in ricerca, squilibri nel mix di generazione elettrica caratterizzato da impiego del gas naturale (oltre il 50%), da carbone (14%) e da fonti rinnovabili in flessione (circa il 5%).
Importazioni
L’85% del fabbisogno italiano di energia viene importato aumentando i costi e rendendo la bolletta più cara del 30% rispetto all’Europa.
Le previsione confermano un dato inquietante: senza un radicale cambiamento al sistema energico la situazione italiana è destinata a peggiorare prefigurando una sempre maggiore dipendenza di fonti energetiche dall’Estero che potrebbe addirittura superare il 90%.
Da questo breve quadro riassuntivo, che andremo ad approfondire di volta in volta, si evidenzia un grande vuoto, poco affrontato nel dibattito polito e sociale italiano: l’energia nucleare.

Il futuro?
Parlare di nucleare ora può sembrare un paradosso, in considerazione anche della scelta popolare del referendum del 1987, ma la produzione di energia è un dilemma, un problema che va affrontato, discusso e analizzato.
L’approccio con il quale abbiamo intenzione di affrontare l’argomento “energetico” è necessariamente neutrale. Il vuoto è anche informativo. Sapere è il primo passo per decidere.
E per sapere è necessario affrontare il tema, attraverso approfondimenti e conoscenza condivisa, analizzando pro e contro, ponendoci domande e cercando le soluzioni.
Rimane il "vuoto" del nucleare. Parliamone

lunedì 26 ottobre 2009

atom