venerdì 29 gennaio 2010

NUCLEARE E RINNOVABILI: COSTI E SOVVENZIONI

“Se il nucleare è così conveniente perché gli italiani stanno ancora pagando lo smaltimento delle scorie delle vecchie centrali? Come si può sostenere che sia produrre energia nucleare sia economicamente vantaggioso quando gli oneri ricadono sulla bolletta degli italiani?”

Per quanto riguarda la prima domanda, rimando al post del 23 dicembre 2009, Costi di gestione del nucleare, in cui queste informazioni vengono confutate.
Per il secondo quesito, si sente spesso dire che “per svilupparsi il nucleare ha bisogno di aiuti e sovvenzioni”.
Prima di tutto, la realtà è che il nucleare richiede ingenti investimenti iniziali, e gli investitori hanno bisogno di certezze su una politica energetica di medio periodo senza ripensamenti che garantisca la stabilità dei prezzi dell’elettricità: per esempio con accordi bilaterali fra aziende produttrici e consumatrici.
Secondariamente, il nucleare non è certo l’unica fonte di energia che necessiti di accordi statali. Anche le opere eoliche e solari, infatti sono attualmente soggette a sovvenzioni dello stato, e le fonti rinnovabili costano molto di più dell’energia nucleare. Da uno studio effettuato dall’Università di Pisa, infatti, emerge che il costo del nucleare è di 3 centesimi di dollaro al kWh, quindi più basso di tutte le altre fonti energetiche rinnovabili e non rinnovabili. Il Calcolatore dei costi di produzione dell’energia messo a disposizione dal SETIS, inoltre, mostra che non è vero che il nucleare è la fonte d’energia più costosa e che produrre energia con il solare costa dieci volte di più.

LINK: Confronto dei costi tra nucleare e rinnovabili

venerdì 22 gennaio 2010

È vero che l’uranio sta per finire?

Interessante intervista al prof. Benedetto De Vivo sulle scorte di uranio. (dal sito Nuclear News: http://www.nuclearnews.it)

È vero che l’uranio sta per finire? - Nuclear News

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NUCLEARE E RINNOVABILI

“La costruzione delle quattro nuove centrali in Italia avrà costi elevatissimi. Sono risorse sottratte all’investimento nelle fonti rinnovabili, fondamentali per raggiungere gli obiettivi fissati dal protocollo di Kyoto e dal pacchetto clima-energia dell’UE. Come si può pensare di rispettare gli accordi internazionali in questo modo?”

Il fatto che gli investimenti nel nucleare sottraggano risorse per le fonti rinnovabili è un’idea sbagliata.
Tutte le nuove tecnologie a bassa intensità di Co2, quindi sia il nucleare che le rinnovabili, saranno infatti necessarie per raggiungere gli obiettivi prefissati a livello internazionale.
Secondariamente, le rinnovabili ricevono oggi ingenti finanziamenti per il loro sviluppo, e questi sovvenzionamenti non scompariranno. Se da un lato, infatti, resta l’obiettivo della riduzione del 20% delle emissioni di gas-serra entro il 2020 (13% per l’Italia), d’altro canto gli stessi accordi prevedono una crescita delle fonti rinnovabili fino al 20% del fabbisogno europeo (17% per l’Italia).
L’Enea, nel Rapporto Energia e Ambiente 2007, ha proposto scenari per il 2030 dove la produzione di energia nucleare si aggira attorno al 24-25% e le rinnovabili attorno al 28-29%. Gli investimenti necessari sono di circa 30 miliardi di euro in energia nucleare e probabilmente 60 miliardi nelle rinnovabili.
Il problema sarà dunque trovare sufficienti investimenti, sia per quanto riguarda il nucleare sia per le energie rinnovabili.

martedì 19 gennaio 2010

Stoccaggio delle scorie

"Ad oggi non esiste una soluzione definitiva di stoccaggio dei rifiuti nucleari. Le scorie hanno bisogno di essere conservate per migliaia di anni, fin quando non decadrà il loro livello di radioattività. Al momento la scienza non è in grado né di distruggere le scorie radioattive, né di accelerarne i periodi di decadimento.
I cittadini di Scanzano, nel 2003, impedirono la costruzione del deposito di rifiuti nucleari nel loro Comune... Come possiamo pensare di risolvere un simile problema? Come possiamo essere sicuri che i depositi siano effettivamente sicuri?"

Un esempio di stoccaggio sicuro delle scorie nucleari viene dalla Svezia: nella soluzione adottata dagli svedesi (SKB), il combustibile esausto viene racchiuso in opportuni contenitori di acciaio inossidabile, a loro volta contenuti in cilindri di rame, entrambi con uno spessore di 5 cm. Il peso totale, compreso il combustibile è di circa 15 tonnellate.

Le barriere utilizzate nel contenitore rimarranno integre per un periodo praticamente infinito, comunque superiore ad un milione di anni.
I contenitori vengono dunque sepolti a 500-1000 metri di profondità in una struttura di bentonite, un minerale argilloso, che insieme alla roccia agisce da filtro in caso di fuoriuscita dei radionuclidi.
In un deposito chiuso di tal tipo non è richiesta ulteriore sorveglianza o manutenzione per garantirne la sicurezza.

Link utile:
Ingegneria nucleare

lunedì 18 gennaio 2010

FORUM NUCLEAIRE - L'INFORMAZIONE SUL NUCLEARE IN EUROPA

Pubblico il link a questo video prodotto dal Forum Nucleaire, associazione senza scopo di lucro attiva nel dibattito sull'energia nucleare, con sede in Belgio.
Questo video, in francese, sui vantaggi e i pericoli del nucleare, constituisce un ottimo esempio di informazione a fini divulgativi equa e imparziale.

La bonne nouvelle, c’est que 55% de notre électricité est d’origine nucléaire. La mauvaise aussi


Link: i video di Forum Nucleaire

LE RISORSE DI URANIO

"Con la tecnologia di cui disponiamo attualmente, l'unico combustibile utilizzabile per la produzione di energia nucleare è l'uranio. L'uranio è un metallo non presente sul territorio italiano: per ottenerlo bisogna acquistarlo a caro prezzo, e i Paesi estrattori di uranio sono pochi. L'uranio inoltre non è certo una risorsa inesauribile o rinnovabile...
A quanto ammontano le risorse di uranio mondiali? Per quanto tempo potremo sfruttarle?"

Secondo il rapporto dell'ENEA Energia e Ambiente (2008) "...Le riserve accertate di uranio sono sufficienti ad alimentare la domanda per almeno cento anni
mentre si stima che siano disponibili risorse pari a circa tre volte l'entità delle riserve...".
Il prezzo dell'uranio, tra il 2001 ed il 2007, anno in cui ha raggiunto il suo picco di 135 dollari alla libbra, è arrivato a crescere del 1.000%, e ancora in questi giorni il prezzo è 8-9 volte la quotazione dell'uranio nel 2001, ovvero 7 dollari la libbra.
Nonostante ciò, l'aumento del prezzo dell'energia ha solo un effetto limitato sul prezzo dell'energia: si calcola infatti che un aumento del 50% del prezzo dell'uranio si traduca in un incremento del 3,2% del prezzo dell'energia elettrica in uscita dalle centrali.

mercoledì 13 gennaio 2010

RADIOTTIVITÁ E AMBIENTE

Ricevo e pubblico:
"Credo che l’impatto ambientale più significativo degli impianti nucleari sia quello associato alla radioattività che viene liberata nell’ambiente anche in condizioni di normale esercizio. Per non parlare dei rifiuti radioattivi…"

Lo scarico di radioattività delle centrali nucleari è regolato attraverso la cosiddetta “formula di scarico” che è calcolata sulla base di un’approfondita analisi della ricettività ambientale e stabilisce i quantitativi di radioattività che possono essere scaricati in forma liquida e gassosa su base giornaliera, mensile e trimestrale. I quantitativi autorizzati (tipicamente circa 2 giga-bequerel all’anno per una centrale da 1.000 MW) costituiscono una percentuale minima della radioattività già presente nell’ambiente per cause naturali. Per avere un’idea di cosa significhi basta pensare che nelle ceneri prodotte in un anno da un impianto a carbone sono contenuti 50 giga-bequerel di radioattività e che le stesse ceneri sono normalmente utilizzate per produrre materiali per l’edilizia e per l’asfaltatura delle strade. Al contrario, tutti i materiali radioattivi prodotti in una centrale nucleare sono trattenuti all’interno dell’impianto e sono sottoposti a processi di immobilizzazione (cementazione, vetrificazione) che ne impediscono per sempre la dispersione nell’ambiente.

LINK:
Ma insomma che cos`è la radioattività? del prof. Giovanni Vittorio Pallottino

lunedì 11 gennaio 2010

L'IMPATTO AMBIENTALE DEL NUCLEARE

Chi si oppone alla realizzazione di nuove centrali nucleari in Italia sostiene, tra l’altro, che gli impianti nucleari ha un impatto ambientale intollerabile. I favorevoli sostengono invece che dalle centrali nucleari non esce praticamente niente. Cosa ne pensate?

Le centrali nucleari non producono (direttamente) gas-serra (CO2) e rappresentano anzi l’unica possibilità di ridurre le emissioni che provengono dal sistema di generazione elettrica, visto che consentono di sostituire in tutto o in gran parte l’uso dei combustibili fossili. Gli studi condotti dall’IEA (International Energy Agency dell’OCSE) evidenziano che la produzione (indiretta) di CO2 attribuibile a un impianto nucleare, tenendo conto di tutto il ciclo (dall’estrazione del minerale allo smaltimento geologico delle scorie) è pari a 21 grammi per kWh ed è inferiore a quella associata ad ogni altra forma di produzione elettrica, inclusi l’idroelettrico (245 g/kWh), il fotovoltaico (280 g/kWh) e l’eolico (48 g/kWh).

venerdì 8 gennaio 2010

Sicurezza impianti nucleari in Francia

La stampa italiana ha dato grande risalto alla raffica di incidenti (ben tre a distanza di pochi giorni) che si è verificata nel luglio dello scorso anno in Francia. Cosa è accaduto in quei casi? Non si tratta di un sintomo di scarsa sicurezza dell’intero settore nucleare?

Il 7 luglio 2008 il contenuto di un serbatoio di controllo dell’impianto di Tricastin è debordato per eccessivo riempimento. Circa 30 metri cubi di acqua contenente 12 grammi/litro di uranio naturale si sono riversati nel canale «la Gaffière» e da questo nel canale «le Lauzon» (bacino dei fiumi Drome e Reno). Il giorno successivo, nelle acque di superficie e di falda si sono misurati livelli di uranio naturale (debolmente radioattivo) doppi rispetto al contenuto normale. I livelli sono tuttavia tornati normali dopo 48 ore. L’evento è stato classificato al livello zero della scala INES.

Il 17 luglio 2008 i responsabili dell’impianto di Romans sur Isère hanno scoperto che la tubazione interrata utilizzata per lo scarico degli effluenti liquidi era rotta, probabilmente da alcuni anni. Per effetto della rottura gli effluenti liquidi, anziché raggiungere integralmente il fiume ed esserne diluiti, sono stati parzialmente dispersi senza diluizione nel suolo in corrispondenza della rottura. Lo scarico è stato temporaneamente interrotto e si è proceduto alla riparazione della tubazione e alla bonifica del suolo. L’evento è stato classificato al livello uno della scala INES (“Anomalia di funzionamento entro le specifiche di normale esercizio”). Non ci sono conseguenze sanitarie.

Il 23 luglio, mentre si svolgevano attività di manutenzione nell’unità n. 4 della centrale di Tricastin, si è rotto un filtro del sistema di ventilazione. 61 operatori hanno evidenziato livelli di contaminazione da cobalto 58 pari al 2,5% del livello consentito. Anche questo evento è stato classificato al livello zero della scala INES.
In tutti e tre i casi si è trattato di eventi usuali in un impianto nucleare e che non hanno conseguenze particolari.

Link
Leggi il post: LA SICUREZZA DEGLI IMPIANTI NUCLEARI

PARAMETRI E STANDARD DI SICUREZZA DEGLI IMPIANTI

"Nel dossier di Legambiente “I costi nascosti del nucleare” (agosto 2008) si dice che non vi è stato “alcun sostanziale passo in avanti per quanto riguarda la sicurezza”. Quali sono i parametri che descrivono il livello di sicurezza di un impianto nucleare e che attendibilità hanno?"

I reattori di nuova costruzione devono soddisfare le specifiche di progetto emanate dalle utilities americane con l’Utility Requirement Document (URD) ed europee con il documento European Utilities Requirements (EUR). Entrambi questi documenti stabiliscono che, anche nel caso di incidente della massima gravità (fusione del reattore), le conseguenze radiologiche devono rimanere confinate all’interno dell’impianto. I reattori della terza generazione avanzata soddisfano queste specifiche attraverso l’adozione di sistemi di protezione del reattore e di raffreddamento del nocciolo fuso. La probabilità che si verifichi una fusione del nocciolo con fuoriuscita della radioattività dall’impianto è pari a un evento ogni dieci milioni di anni di funzionamento del reattore, ed è dieci volte inferiore a quella che era tipica dei reattori della seconda generazione costruiti negli anni Settanta e Ottanta.

giovedì 7 gennaio 2010

INCIDENTI NUCLEARI

Ricevo e pubblico questo interessante quesito:
"Rispetto agli anni '80 la sicurezza degli impianti è sicuramente aumentata. Eppure di recente si sono verificati a numerosi incidenti anche nelle centrali occidentali: nel luglio 2007 alla centrale giapponese di Kashiwazaki, nel giugno 2008 alla centrale slovena di Krsko e a quella giapponese di Fukushima, nel luglio 2008 a Tricastin (due incidenti) e a Romans sur Isère in Francia."

LA SICUREZZA DEGLI IMPIANTI NUCLEARI

Esiste una scala internazionale degli eventi nucleari (INES, International Nuclear Event Scale) elaborata dalla International Atomic Energy Agency (IAEA) dell’ONU. La scala comprende otto livelli, numerati da 0 a 7, che descrivono sulla base di parametri oggettivi eventi di gravità crescente. I livelli da 1 a 3 sono definiti in inglese “incident” (che in italiano non significa “incidente”, ma “malfunzionamento”) mentre i livelli da 4 a 7 sono definiti “accident” (che in italiano si traduce effettivamente “incidente”).
Che le centrali nucleari di tecnologia occidentale siano sicure è dimostrato dal fatto che in esse non si sono mai verificati incidenti con conseguenze sanitarie sui lavoratori e sulla popolazione. Come si legge nel volume di Ugo Spezia “Chernobyl, venti anni dopo il disastro”, l’incidente di Chernobyl si è verificato a causa della insicurezza intrinseca di quel tipo di reattore (realizzato solo nell’ex-URSS) e del comportamento criminale dei responsabili dell’impianto, che hanno subìto per questo dure condanne penali.
Un incidente analogo era avvenuto nel 1976 presso la centrale nucleare USA di Three Mile Island (Pennsylvania), dove si verificò la fusione del 60% del reattore. Ma in quel caso la presenza dell’edificio di contenimento (che a Chernobyl non c’era) ha consentito di contenere le conseguenze dell’incidente all’interno dell’impianto, senza alcuna conseguenza sanitaria. E da allora ad oggi la sicurezza degli impianti nucleari è sicuramente aumentata.