lunedì 11 gennaio 2010

L'IMPATTO AMBIENTALE DEL NUCLEARE

Chi si oppone alla realizzazione di nuove centrali nucleari in Italia sostiene, tra l’altro, che gli impianti nucleari ha un impatto ambientale intollerabile. I favorevoli sostengono invece che dalle centrali nucleari non esce praticamente niente. Cosa ne pensate?

Le centrali nucleari non producono (direttamente) gas-serra (CO2) e rappresentano anzi l’unica possibilità di ridurre le emissioni che provengono dal sistema di generazione elettrica, visto che consentono di sostituire in tutto o in gran parte l’uso dei combustibili fossili. Gli studi condotti dall’IEA (International Energy Agency dell’OCSE) evidenziano che la produzione (indiretta) di CO2 attribuibile a un impianto nucleare, tenendo conto di tutto il ciclo (dall’estrazione del minerale allo smaltimento geologico delle scorie) è pari a 21 grammi per kWh ed è inferiore a quella associata ad ogni altra forma di produzione elettrica, inclusi l’idroelettrico (245 g/kWh), il fotovoltaico (280 g/kWh) e l’eolico (48 g/kWh).

2 commenti:

  1. D’accordo sulla CO2. Ma le centrali nucleari hanno un impatto termico significativo. Una centrale che eroga 1.000 MW di potenza elettrica deve scaricare nell’ambiente una potenza termica circa doppia (2.000 MW).
    Ciò può tradursi in un riscaldamento intollerabile dei corpi idrici utilizzati per il raffreddamento (fiume, lago, mare) e, nel caso si impieghino torri di raffreddamento, in un cambiamento sensibile del microclima locale.
    Come ha scritto recentemente il fisico Paolo Brutti, le centrali nucleari francesi consumano il 60% di tutta l’acqua dolce del paese.

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  2. Quello che ha scritto Brutti non è vero. Una centrale nucleare, come tutte le centrali termiche, ha bisogno di acqua di raffreddamento, ma non si tratta di “acqua dolce” (la metà delle centrali in funzione nel mondo è raffreddata con acqua di mare) e non viene “consumata”, ma integralmente restituita all’ambiente.
    Gli scarichi termici possono tranquillamente rispettare la normativa europea e nazionale. La normativa italiana prevede che, se si preleva l’acqua di raffreddamento da un fiume, le temperature medie nelle sezioni di prelievo e restituzione non devono differire di più di 3 °C. I limiti fissati per l’uso di acqua marina sono meno stringenti: la temperatura massima dello scarico non deve eccedere i 35 °C e alla distanza di 1 km intorno al punto di immissione la temperatura mediata lungo la verticale non può avere un incremento superiore a 3 °C. Si tratta di limiti che possono essere facilmente rispettati per l’acqua marina e anche per l’acqua di fiume, eventualmente con l’uso intermedio di torri di raffreddamento se la portata del fiume non è tale da consentire una adeguata diluizione.

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