lunedì 9 novembre 2009

Gli squilibri del sistema elettrico italiano

In questo documento di Legambiente (Legambiente: I problemi irrisolti del nucleare a vent’anni dal referendum, Roma 6 novembre 2007) si sostiene che il sistema elettrico italiano dispone già di una capacità produttiva sufficiente per fare fronte al fabbisogno elettrico dei prossimi dieci anni, e quindi che in Italia non è necessario costruire nuovi impianti nucleari. Cosa ne pensate?

1 commento:

  1. Legambiente considera la potenza elettrica installata in Italia come se fosse costantemente disponibile, permanentemente connessa con la rete, alimentata con le fonti più economiche e compatibili con l’ambiente. Il documento di Legambiente non considera alcuni fattori fondamentali: la struttura della rete elettrica italiana (che è fisicamente suddivisa in quattro sottoreti nelle quali occorre bilanciare istantaneamente produzione e consumo), l’impossibilità di accumulare l’energia elettrica, la necessità di una riserva di potenza del 25% per consentire i fuori servizio temporanei degli impianti (ad esempio, per manutenzione), l’impossibilità di ridurre oltre certi limiti le perdite sulla rete, l’obsolescenza di molti degli impianti di base esistenti (che dovranno essere sostituiti nei prossimi dieci anni), il tipo di combustibile utilizzato negli impianti di base esistenti (40% gas naturale, 15% carbone, 10% olio combustibile), il conseguente costo medio di produzione dell’energia elettrica in Italia e la necessità di ridurre le emissioni di gas-serra (imposta dagli obblighi assunti dall’Italia in campo internazionale con il Protocollo di Kyoto e con il “Pacchetto 20-20-20” dell’UE). Tutti questi fattori, a fronte del continuo incremento della domanda elettrica, richiedono un sostanziale aumento della capacità produttiva e un profondo cambiamento del mix di generazione elettrica (in termini di maggiore efficienza tecnico-economica e di riduzione delle emissioni) nei prossimi anni

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